26 giugno 2006

Dichiarazioni opinabili

Mentre la maggioranza di governo si prepara a festeggiare l'ultima grande impresa (la vittoria del "NO" sul "SI" per il referendum costituzionale, su cui scriverò in seguito), il Ministro della Salute presenta (e SI presenta, visto che è il primo atto ufficiale per questo Dicastero) un provvedimento assolutamente populista e, sinceramente, pericoloso.

È «mia intenzione elevare, con atto amministrativo, il quantitativo massimo di cannabis detenibile senza incorrere nella presunzione di spaccio e in provvedimenti punitivi fino all'arresto e al carcere».

La notizia arriva con un tempismo assolutamente formidabile rispetto alla pubblicazione di uno studio di Raimondo Pavarin (dell'Osservatorio epidemiologico dipendenze patologiche dell'Ausl di Bologna) su quanto sia in aumento l'assunzione di sostanze stupefacenti da parte delle persone, con particolare attenzione alla composizione sociale e anagrafica dei soggetti.

D'accordo, si parla di cocaina e non cannabis, ma non sono molto convinto dell'affermazione "non c'è relazione con l'uso di eroina e altre sostanze 'pesanti"...quando la "soddisfazione" data dalla canna svanisce, chi è incline ad assaporare i paradisi chimici molte volte passa allo step successivo.

In sostanza io NON SONO d'accordo con il provvedimento ventilato dal Ministro: io sono dell'idea che sia sempre meglio prevenire che curare.
Sarò all'antica, sarò reazionario: continuo però ad essere convinto che troppa libertà in determinati ambiti possa essere deleteria.

13 giugno 2006

Il mistero del cuneo fiscale

Non è ancora chiaro su cosa andrà ad agire il Governo per attuare la famosa riduzione del cuneo fiscale, uno dei capisaldi della propaganda elettorale di Romano Prodi, ma è lampante che non si tratterà di un'operazione facile, e soprattutto c'è il rischio che le "tante teste, tante idee" del nuovo esecutivo non riescano ad accordarsi sui punti di intervento.

A tale proposito è molto interessante l'analisi proposta dal blog Schegge di Vetro: le conclusioni tratte dall'articolo sono tutt'altro che confortanti.
Vale la pena, come al solito, leggere e poi elaborare personalmente quale delle ipotesi sia la più verosimile, o se addirittura ce ne possano essere altre.

08 giugno 2006

Iniziamo con un autogoal

Ma non sto parlando di Mondiali.
Mi riferisco invece alle ultime esternazioni del Presidente del Consiglio, intervistato dal giornale tedesco Die Zeit:

D: La nostra cancelliera fa già a volte fatica a guidare una coalizione di due soli partner. Ci spieghi come farà a tenerne insieme nove.
R: "All'interno dei vostri due partiti di coalizione esistono quaranta diverse correnti, non solo nove! I tedeschi, mi perdoni la franchezza, hanno impiegato molto più tempo a stringere il patto di coalizione rispetto a noi. Ci hanno messo due mesi! In un mese io ho fatto eleggere i presidenti delle due Camere, un presidente della repubblica, formato il governo e superato il voto di fiducia. Siamo italiani, ma mi sembra che da voi il tutto proceda con molta più fatica. Noi abbiamo solo più folklore, Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani. Ma a confronto di Lafontaine, è qualcosa di abbastanza innocuo".


Secondo me è un grave passo falso quello di aver definito "folklore" due partiti alleati come Rifondazione e i Comunisti Italiani: gli esponenti di questi due movimenti potrebbero (e sicuramente sarà così) sentirsi insultati e presi in giro.
Ricordo che nella scorsa legislatura, Berlusconi era continuamente additato come responsabile del declino dell'immagine italiana all'estero per le sue "boutades" (Prodi pare comunque aver ereditato parte di quello stile: si noti la simpatica barzelletta alla fine dell'intervista). Se non altro il leader della CdL non ha mai definito con termini ironico-spregiativi i partiti della propria coalizione.

Poi non capisco quale contributo avrebbe portato lui nel meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica: mi sembra che sia un atto che doveva comunque avere luogo in quel momento storico, secondo quanto sancito dalla Costituzione, indipendentemente da chi ci fosse al governo!

Nel contesto di una successiva risposta, Prodi afferma:

Tutti hanno chiara la situazione: via io, via il governo. Se il governo cade resteremo i prossimi sessant'anni all'opposizione.

Anche in questo caso mi sembra di scorgere poco rispetto per gli alleati politici: dalla frase si evince la propria convinzione di essere l'unico in grado di guidare efficientemente la coalizione del Centrosinistra, ed in particolare di guidarla nel compito del Governo. La quale, peraltro, è un'affermazione opinabile (vedasi il Governo Prodi I)

Ancora:

D: Le riforme comporteranno però un qualche costo. Ogni anno la giustizia italiana viene richiamata per la sua lentezza dalla corte europea per i diritti dell'uomo. Invece di lavorare con più efficacia il tribunale di Roma ha lamentato di non avere più carta per le sentenze, con 700.000 cause civili pendenti.
R: "Forse lì manca anche la carta igienica. E' questa la situazione che ci ha lasciato il governo Berlusconi. Non ha diminuito le imposte e al contempo ha ridotto gli investimenti. Le spese statali sono comunque aumentate vertiginosamente. C'è stato uno spreco incredibile. Ho ridotto la mia scorta dalle 51 persone ingaggiate da Berlusconi a 32 e la considero ancora un'esagerazione. Il nuovo leader dell'opposizione impiega attualmente 31 guardie del corpo a spese dello stato".

Dunque, sulla questione dei Giudici e delle cause che gestiscono (e COME le gestiscono, soprattutto), rimando alla discussione sul blog Delirium Fremens, limitandomi a segnalare come forse si otterrebbe un risultato positivo se si snellisse per legge buona parte della burocrazia nei cui meandri le pratiche giudiziarie giacciono sepolte, e se si disincentivasse l'uso (spesso strumentalmente politico da AMBE le parti) di querele, diffamazioni et similia.
Ivi compreso ovviamente l'accanimento giudiziario contro Silvio Berlusconi con intento piazzaleloretistico.

Per quanto riguarda la riduzione delle persone a spese dello Stato, vorrei ricordare come il numero dei Ministri (e soprattutto quello dei sottosegretari) con questo esecutivo sia decisamente aumentato: sarebbe stato magari il caso di applicare dei tagli soprattutto lì, visto e considerato che un Ministro o un Sottosegretario guadagnano sicuramente di più di un bodyguard.

Dulcis in fundo egli imputa al Governo Berlusconi il non aver abbassato le imposte: forse ho capito male, ma mi pare che l'obiettivo della manovra fiscale sia quello di aumentarle ancora. O forse questa non è l'intenzione di Padoa-Schioppa e Visco?

Sulle esternazioni su Berlusconi stenderei un velo pietoso per non diventare a mia volta offensivo: mi limiterò a citare un paragone letterario con "La volpe e l'uva" di Fedro.
In questo caso chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere l'obiettivo conseguito invece dall'avversario, ne dà la colpa alla malafede e alla slealtà di quest'ultimo.

Nomine (o almeno, tentate tali) opinabili

È di ieri la notizia che la presidente "in pectore" della Commissione Difesa del Senato, l'ottantaduenne senatrice di Rifondazione Comunista Lidia Menapace, ha "sorprendentemente" perso alle votazioni per tale carica, a vantaggio dell'esponente dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio (con l'appoggio della Casa delle Libertà).
Naturalmente la signora Menapace ha avuto subito la signorilità di sottolineare come questo risultato sia frutto della malafede, dell'inghippo.

Ora, è noto che il senatore De Gregorio è oggettivamente incline a cambiare schieramento con disinvoltura: l'anno scorso, alle regionali campane, nel giro di un mese si è candidato come leader della associazione "Italiani nel mondo", quindi per Forza Italia, per la Dc e finalmente per l'Idv per le politiche del 9 e 10 aprile.
Nonostante l'elezione del personaggio in questione possa sollevare più di un "caveat", ci sono buone ragioni per aver scartato la signora Menapace.
  1. In primis, e lungi da me essere irrispettoso, dopo l'elezione dell'85enne Napolitano a Presidente della Repubblica, e la propugnata nomina dell'87enne Andreotti alla presidenza del Senato, l'elezione di una persona di 82 anni a tale carica sarebbe rientrata perfettamente nel quadro de "Il vecchio che avanza"...mentre da tempo si sente la necessità di un rinnovamento e di un ringiovanimento di tutto lo scenario politico.
  2. Secondo, ma non in ordine di importanza, le sue idee in fatto di difesa sono alquanto balzane: è notorio infatti che ella non sia una sostenitrice delle Forze Armate in genere e delle Frecce tricolori in particolare, da quanto si evince da una sua recente affermazione
Ma questa vicenda, soprattutto, porta ancora una volta alla ribalta la precarietà dell'accozzaglia di Governo, capitanata da Romano Prodi. Come scrive la Gazzetta del Sud:

Il caso Menapace porta alla ribalta la questione di fondo: chi ha vinto le elezioni? Se le ha vinte Prodi, le molte anime della sua coalizione debbono incarnarsi in un soggetto collettivo - il governo - che tutte le rappresenta senza identificarsi con nessuna. Ma se ognuno dei partiti coalizzati si pretende vincitore in proprio, e quindi titolato a recitare una parte da protagonista nella commedia comune, tanto vale che il governo di centrosinistra chiuda bottega prima che salve di pomodori si abbattano sulla scena.
...
O il governo è una federazione di tribù, ognuna con un proprio lotto di presenza politica, ovvero è l'espressione del programma comune fatto dei contributi e delle rinunce di ciascuno.

Lo scenario è reso ancora più grottesco dalla faida interna all'Italia dei Valori, dopo l'elezione di De Gregorio! E questo rafforza ancora una volta l'idea che se nemmeno all'interno dei partiti della coalizione di Governo non sussiste un intento comune, è ben difficile che tutta l'orchestra riesca ad andare d'amore e d'accordo se non episodicamente.

P.S.: Come è da esecrare l'affermazione di Enzo Biagi all'indomani dell'elezione di Letizia Moratti a Sindaco di Milano («Un tempo le signore si dedicavano al ricamo. La signora Letizia ha scelto la politica»), allo stesso modo è da sottolineare negativamente il commento del presidente dei deputati di Alleanza nazionale Ignazio La Russa in questa circostanza, quando afferma «Mi felicito con i senatori di An che, con il loro voto, hanno fatto in modo di far tornare nell'oblio questa signora che, se ne avesse, farebbe meglio a occuparsi dei nipotini»! Una brutta caduta di stile per un uomo politico che diversamente ho sempre stimato profondamente.

06 giugno 2006

Botta e risposta

Prima reazione alla dichiarazione di manovra di Padoa-Schioppa.
E proviene da un organismo che storicamente, e praticamente nel periodo preelettorale, ha sempre abbracciato le ideologie della sinistra: un sindacato!

Significative le parole di Luigi Angeletti, leader della Uil:

"Cominciamo male. Il Paese non ha bisogno di manovre aggiuntive, ma di politiche per la crescita. Ma non si era detto che non si sarebbe fatta una politica dei due tempi? Non si era detto che non si doveva pensare prima al risanamento e poi alla crescita?"

A questo punto direi che si prospetta un quinquennio (a voler essere generosi) di completo relax per il centrodestra, tanto l'opposizione la fanno già gli stessi alleati del Governo!

Correva il giorno...

...31 maggio quando Prodi ribadiva ancora che non si sarebbe fatta la "manovra-bis".
Oggi, dopo il conclave a San Martino in Campo, la musica è definitivamente cambiata.

Al termine della due giorni di San Martino in Campo, il Professore ha sfrondato dai suoi discorsi la prudenza dei giorni scorsi. Ai ministri, già rimasti impietriti per la relazione svolta da Tommaso Padoa-Schioppa, non ha risparmiato dosi massicce di realismo. L'aggiustamento del nostro bilancio è "una scelta obbligata" in presenza di conti pubblici tanto disastrati. "E allora - ha detto a chiare lettere - se dobbiamo fare presto, tanto vale farla il prima possibile. Anche subito".
Insomma, l'annuncio potrebbe essere questioni di giorni. La squadra di governo l'ha capito e in parte l'ha anche metabolizzata. "Non siamo cacciatori di manovre e il governo ha tentato di schivarla - ha ammesso Giulio Santagata, il più prodiano dei ministri - ma stavolta...".


L'ennesima smentita, l'ennesima conferma che il Capo dell'Esecutivo è tutt'altro che affidabile: dovrebbe imparare che, nella sua posizione, è prudente avere dati certi in mano prima di parlare...altrimenti si corre il rischio che la popolazione (la cui maggioranza - sebben risicatissima - l'ha votato) creda che la si stia menando per il naso...

P.S.: In un articolo da me già precedentemente riportato, si trova questa citazione del Professore, alquanto profetica:

"Io non prometto mai, mantengo prima di promettere"

Per adesso ha FALLITO!

05 giugno 2006

Grandi manovre

In risposta al post del 31 Maggio "Decidetevi...", ecco la prima decisione: nessuna manovra bis (per il momento, beninteso!), ma aumenti in vista per Irap e Irpef in sei Regioni che hanno superato il budget di spesa concesso.

Le sei Regioni che hanno superato il budget di spesa concesso in misura superiore al 7% sono Liguria, Campania, Lazio, Abruzzo, Molise e Sicilia. Padoa-Schioppa ha detto che saranno previsti aumenti automatici delle aliquote Irap e Irpef per i sei enti locali che hanno superato i tetti.

Sono sicuro che gli elettori del centrosinistra nelle citate regioni staranno facendo i salti di gioia.

Dell'età pensionabile

Ricordo che si usava criticare parecchio Silvio Berlusconi per le sue uscite sull'innalzamento dell'età pensionabile.
Peccato che, cambiato l'esecutivo, la faccenda non sia modificata...anzi!

Dice Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia:

Per il governatore è necessario innalzare l'età media effettiva del pensionamento. "Solo un innalzamento significativo dell'età media di pensionamento può conciliare l'erogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità finanziaria del sistema contributivo", ha detto Draghi. "La spesa per pensioni è pari al 15,4 per cento del prodotto interno lordo - ha esordito il governatore - quasi un quarto è assorbito da pensioni di vecchiaia e anzianità versate a persone con meno di 65 anni. L'uscita dalle forze di lavoro è massima in corrispondenza dei requisiti minimi di pensione. Negli ultimi anni, dopo che le riforme introdotte li hanno innalzati, l'età media di uscita è stata in Italia intorno ai 60 anni; è di 61 in Germania, di 62 nel Regno Unito, di oltre 65 negli Stati Uniti. Le donne e gli uomini di sessant'anni hanno ora davanti a sé un periodo di vita di 25 e 21 anni". "L'allungamento della vita lavorativa - ha quindi aggiunto - aiuterà anche ad aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro".

Personalmente a me l'idea non è mai piaciuta: non trovo logico far lavorare le persone fino a quell'età. La gente lavora per vivere, non vive per lavorare!
Cominciamo invece a ripensare ad altri sprechi, come le pensioni "baby" oppure il fatto che i parlamentari percepiscano una pensione dopo essere stati in carica SOLO metà legislatura (ossia: se un Governo cade dopo 2,5 anni i parlamentari hanno diritto comunque a un vitalizio)

E, vista l'entità degli emolumenti percepiti da questi ultimi, direi che sarebbe un bel risparmio per lo Stato!