25 giugno 2008

Della sospensione e delle pene



Allo stesso modo in cui sono contrario al Lodo Schifani che contempla l'immunità per le alte cariche dello Stato, ritengo che l'emendamento in base al quale i processi per reati puniti con pene fino a 10 anni e commessi entro il 30/6/92 vanno sospesi sia un artificio che fa del male al perseguimento della Giustizia in Italia.
Bruno Tinti, Procuratore aggiunto della Repubblica di Torino, non condanna però in toto l'operato dell'esecutivo a riguardo, salvo indicare alcuni ritocchi che lo renderebbero più efficace.

Io non sono d'accordo con il tono da "accontentiamoci" che permea dall'articolo, perché secondo me l'unico modo per rendere efficiente l'aministrazione della Giustizia nel nostro paese (come del resto ribadito dallo stesso Tinti sul libro "Toghe Rotte") consiste nel rivedere completamente il Codice di Procedura Penale e cassare le troppe leggi e leggine ultragarantiste per i rei.
Allo stesso tempo, però, un'analisi accurata del trafiletto dimostra in pochi passaggi logici un aspetto che ai più (solitamente abbagliati dal livore verso il Cavaliere) sfugge: che l'accanimento dell'opposizione nei confronti dell'emendamento è in malafede, o al limite basato su una cattiva informazione di base.
Vale la pena rifletterci...

16 giugno 2008

Il Lodo Schifezza



C'è gran fermento riguardo alle norme che si prevede saranno incluse nel prossimo Pacchetto Sicurezza del governo (mah).
In particolare, l'opposizione - ma anche la Lega - contesta la presunta riproposizione del famigerato Lodo Schifani, quello che a grandi linee garantirebbe la sospensione dei processi per le 5 più alte cariche dello Stato (che comprendono ovviamente il Presidente del Consiglio e i Presidenti delle Camere).

Ora, a prescindere dal fatto che tale provvedimento venga o meno inserito effettivamente nel testo del Pacchetto Sicurezza, ed evitando di strumentalizzare la questione come usano fare determinati quotidiani, una cosa va detta.
Ritengo che una proposta di tale genere sia incivile: per quale motivo sulla Terra si deve ritenere che l'operato di una qualsiasi persona (inclusi quindi i "notabili" di cui al Lodo) non debba poter essere giudicato, qualora si prefiguri l'ipotesi di un reato? Non mi risulta che esista nell'intero arco costituzionale un politico così privo di macchia da potersi scagionare a prescindere (anche perché se esistesse, sarebbe magari lui stesso il primo a desiderare che il processo si svolga, in modo da poter sancire senza dubbio la propria integrità).

Come già detto altre volte, la mia opinione è che le cariche ed i titoli lascino assolutamente il tempo che trovano: il fatto di essere stato nominato Presidente del Consiglio (o anche della Repubblica, per dire) non rende affatto una determinata persona degna di rispetto particolare. Costui SE LO DEVE GUADAGNARE il rispetto, e come tale (vista anche la posizione che ricopre, di rappresentanza del popolo sovrano che l'ha eletto) dev'essere pronto a dimostrare la propria estraneità a comportamenti illeciti al di là di ogni ragionevole dubbio come tutti i cittadini, e non per un presunto "diritto divino" o similare!

Pertanto, ben vengano le critiche della Lega, sempre che siano mosse da valutazioni oggettive (ossia che non nascondano un secondo fine per far inserire qualche altro cavillo, nel classico "do ut des" all'italiana), e sempre che riescano a raggiungere l'obiettivo lecito di far sparire queste potenziali immunità per i suddetti politici.

12 giugno 2008

Logica all'italiana



Sono sempre più allibito da come i personaggi presposti alla tutela della nostra sicurezza come cittadini siano in grado di partorire castronerie aberranti per giustificare la propria scarsa efficienza.

Risale a qualche giorno fa la mirabolante dichiarazione di Luca Palamara, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, riguardo all'istituendo reato di clandestinità. Secondo il fine pensatore sarebbe improponibile l'introduzione del reato perché imporrebbe un carico ingestibile sull'attuale sistema (chiamiamolo così, come se fosse qualcosa di organizzato) giuridico e carcerario.

Davanti ad esternazioni del genere non si può far altro che rimanere sgomenti. A prescindere dal fatto che il costituendo reato sia più o meno sensato, che senso logico ha impedire la repressione di comportamenti criminali non ancora previsti dal codice penale solo perché le carceri non sono sufficientemente capienti o perché i magistrati sono oberati di lavoro?
Solo in Italia affermazioni di questo tipo possono essere accolte da reazioni differenti dalla selva di fischi con annesso lancio di pomodori e successivo ricovero alla neuro!

Se le cose stanno così tanto vale dichiarare apertamente: "Signori malviventi, continuate pure a delinquere tranquilli perché tanto noi siamo già tanto occupati e non riusciamo a trovare il tempo per giudicarvi..."
Per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri, poi, ci ha già pensato il mai troppo ex Guardasigilli, l'Opinabile Mastella, con il suo mirabolante provvedimento di indulto per il quale non finiremo mai di ringraziarlo abbastanza.

Il vero problema, caro (???) Palamara, è che l'attuale Codice di Procedura Penale contiene tali e tanti appigli e scappatoie, che consentono ai delinquenti di far rinviare e prorogare a ripetizione i vari gradi di giudizio (4: Udienza Preliminare, Tribunale, Appello, Cassazione...per tacere del farraginoso Tribunale delle Libertà...nessun'altra nazione civile prevede così tante revisioni per una sentenza) per i motivi più disparati.
Il risultato, secondo quanto riporta Bruno Tinti, è che solo il 5% dei procedimenti istruiti giunge ad una sentenza: il resto cade in prescrizione e tanti saluti!
E il problema del carcere non si pone neanche: tra semidetenzione, affidamento ai servizi sociali, sospensione della pena e quant'altro, il malvivente - nella remota ipotesi che si giunga ad una sentenza, e di colpevolezza peraltro - può tranquillamente passare il periodo di reclusione a casa propria o in qualche altro luogo di proprio gradimento.

Allora diciamo le cose come stanno: è di stringente necessità che il Codice Penale venga rivisto urgentemente, ridimensionandone l'assurdo garantismo e snellendone la trafila.
Poi dopo possiamo cominciare a parlare di legittimità o meno riguardo all'individuazione di nuovi comportamenti criminosi.
Alfano è giovane: speriamo sia anche sufficientemente volenteroso da cominciare a porre rimedio alla fatiscente situazione in cui versa l'impianto giudiziario italiano (di cui questo è solo un esempio recente)

05 giugno 2008

Una nuova occasione persa



Sulla questione rifiuti ha preso la parola un napoletano eccellente: il presidente Napolitano. Il quale ha perso ancora una volta l'occasione di fare bella figura tacendo, ed invece ha rafforzato l'idea che un personaggio come lui sia decisamente superfluo e sopravvalutato.
Ora chiariamo: in quello che ha detto c'è sicuramente del vero. E' innegabile che molte aziende del nord abbiano contribuito alla situazione rifiuti nel sud mandando a smaltire là buona parte di scarti tossici.
Però, con piglio demagogico, il cosiddetto Capo dello Stato fa di tutta l'erba un fascio: perché mentre i rifiuti del nord possono essere responsabili della non idoneità delle discariche, non vedo cosa c'entrino con la situazione dell'immondizia ordinaria che campeggia da tempo ormai immemore per le strade del capoluogo campano e con l'ostilità degli abitanti verso la realizzazione di altri siti di smaltimento.
Come si dice anche su LegnoStorto, un discorso del genere non fa che avallare la solita posizione di parte della popolazione italica: NOI abbiamo un problema, ve lo dovete accollare anche VOI perché VOI ci DOVETE aiutare.

Però CHI ha autorizzato la realizzazione delle discariche non in regola? CHI ha chiuso un occhio sullo smaltimento illecito? Saranno gli amministratori del nord, o piuttosto quelli locali che, per incapacità o connivenza, lasciano compiere impunemente qualunque misfatto?
Si dirà: "Eh, ma in Campania c'è la Camorra..."
Sacrosanto, allora rafforziamo la presenza delle forze dell'ordine, aumentiamo i controlli...eh ma no, vorremmo mica trasformarci in uno Stato di polizia?

Quindi quel che traspare dal discorso di Napolitano è che anche lui (a cui fa eco la campionessa d'ignavia Rosa Russo Iervolino) è stato assimilato dall'ideologia de "la botte piena, la moglie ubriaca e qualcun altro che paga" (o l'ha sempre pensata così?), il cui unico risultato è quello di spostare la competenza del problema senza risolverlo.

Probabilmente verrà il momento in cui determinata gente cambierà mentalità, e non sarà mai troppo presto.
Io comunque ne dubito fortemente, e nel frattempo le cose non potranno che peggiorare.
Complimenti, Presidente!