14 aprile 2011

Cavolate di Bruxelles


Chi mi conosce sa che io sono profondamente antieuropeista: trovo assurdo dover per forza far parte di un gruppo che si prefigura come "esclusivo" avendo poca o nulla voce in capitolo.
Come evidenzia Uriel nel suo post, l'UE è di fatto una alleanza di nazioni, in cui però alcuni sono "più uguali degli altri" per dirla con Orwell, ossia si arrogano il diritto di fare e disfare le regole a proprio piacimento, indulgendo peraltro nel vezzo di puntare l'indice sdegnato verso i comportamenti altrui quando ci sono dei problemi contingenti da risolvere.

Per questo comprendo la reazione del ministro degli Interni Maroni, anche se è stata esternata sicuramente con intento provocatorio. E devo dire che questa mossa è decisamente riuscita, almeno in questa prima fase, perché ha cominciato a sgretolare la facciata (di bronzo) dei notabili mitteleuropei costringendoli a fare degli equilibrismi dialettici sull'interpretazione di norme peraltro abbastanza chiare quali gli accordi di Schengen.

Per lo stesso motivo mi trovo fortemente in disaccordo con i toni catastrofisti dell'editoriale di Maurizio Guandalini (economista del quale solitamente stimo e condivido le riflessioni) su Metro, e l'eco altrettanto scandalizzata che gli fa il direttore Michele Fusco nella replica alla lettera di un lettore.

Secondo il parere dell'editorialista, il fatto che l'Italia faccia parte dell'UE è la manna dal cielo, ad un'incollatura dal nirvana della beatitudine...l'unico modo in cui la nostra indegna, sempre indegna nazione, può sopravvivere nel consesso civile...
Dice Guandalini che "oggi se non fossimo in Europa andremmo tutti schisi schisi con cerotti per coprire le ferite delle tempeste finanziarie. Con il debito che ci ritroviamo gli speculatori ci avrebbero azzannati. Triturati. E ci sarebbe la disperazione sociale. Avrebbero scavato nei risparmi delle famiglie che è il solo caveau assicurativo di un futuro solido."
E risponde Fusco: "Basterebbero pochi mesi per indebolirci come Paese, frantumarci politicamente, farci sopraffare da economie emergenti, non avere il controllo esterno sui nostri conti di bilancio, in una parola andare a giocare in promozione."

Però, che punto di vista asettico e assolutamente non sensazionalistico! Se non avessi di fronte il titolo del giornale crederei di stare leggendo l'Incarto del Pesce!
E - soprattutto nelle parole del direttore - che fiducia smisurata sulla capacità degli italiani stessi: cioè, se non avessimo i grandi d'Europa che ci tengono manina e controllano che non facciamo i birichini con i soldini della paga, saremmo inesorabilmente, senza speranza e definitivamente sul lastrico.

C'è però da dire una cosa.
Provando a leggere al di là del velo di ineluttabilità, e sostituendo le diapositive di Shangri-La con quelle più realistiche di Parigi, Bruxelles, Berlino, etc...la relazione di Guandalini ha senso se la interpretiamo come una fotografia dell'istante attuale.
Dopo almeno 60 anni di bel governo e scelte ponderate ed oggettivamente oculate come solo sanno fare alcuni eletti del Belpaese (oltre a fare bene l'amore, fà ride e fare il caffé, naturalmente), è oggettivo che i conti nazionali siano un po' pericolanti.
Siamo con le pezze al culo ed effettivamente senza la rete di sicurezza europea saremmo messi decisamente male: però questo dev'essere uno sprone ad uscire da tale situazione, non un corroborante all'immagine suadente di Shangri-La!
L'adesione all'UE in queste condizioni deve rappresentare una soluzione di piccolo cabotaggio, una situazione temporanea mentre si lavora per risolvere il problema, non l'obiettivo finale, il risultato da raggiungere a tutti i costi, anche e soprattutto a scapito della dignità nazionale.

Io vorrei un governo che (invece di perdere tempo con il Lodo Alfano, il Processo Breve e altre minchiate simili, utili solo in chiave utilitaristica per spazzolare via le magagne dell'illustre PresDelCons) si sedesse attorno ad un tavolo con la situazione economica sott'occhio e dicesse: "Signori, così non possiamo andare avanti: siamo legati mani e piedi agli altri. Dobbiamo uscire da questo stallo!"
Perché in questo momento la nostra sovranità nazionale è solo sulla carta.
In campo economico Francia, Germania e anche UK e USA dettano legge e noi zitti perché siamo in debito.
In campo politico le prime due fanno e disfano le regole a proprio piacimento e noi zitti perché siamo in debito.

Adesso basta!
Io voglio un governo il cui obiettivo primario sia l'autonomia economica dell'Italia.
Dobbiamo essere in grado di produrre le risorse necessarie per il fabbisogno interno. Il commercio e gli scambi con l'estero sono naturalmente fondamentali e auspico ce ne siano sempre di più. Però devono rappresentare un surplus: dobbiamo arrivare ad una situazione in cui non faccia particolare differenza se ci siano o meno le relazioni economiche con le altre nazioni.

Ogni volta che formulo un pensiero analogo, i Giusti si stracciano le vesti (sghignazzandomi in faccia) sostenendo che è uno scenario utopistico e non ce la potremo fare mai.
Certo, non credo che sia un risultato raggiungibile subito, ci vorranno MOLTI anni.
Però dobbiamo cominciare a fare qualcosa in tal senso.
Saranno ovviamente necessarie misure drastiche ed impopolari.
Possiamo e dobbiamo individuare i rami secchi e tagliare senza pietà.
Idem dicasi dei soldi allocati senza senso (alcuni esempi? i soliti: ridurre ad un terzo il numero dei parlamentari...revocare una volta per tutte i benedetti statuti speciali di determinate regioni...e altri che ripeto costantemente fino a sembrare un disco rotto).

Io voglio votare un governo che abbia quella missione in testa.
Nell'attuale panorama politico non vedo alcun interesse a muoversi in tal senso (o forse no?)...finché sarà così, la mia scheda nell'urna sarà costantemente NULLA.