03 maggio 2012

The waste to end all wastes


Sono così depresso dalle finalità e dalle metodologie dell'attuale CDA d'Italia (non si può chiamare "governo") che finora ho limitato i post, perché ritengo che le loro azioni si commentino da sé (tanto che sembra che anche alcuni irriducibili farlocchi stiano cominciando ad aprire gli occhi).

Tuttavia l'episodio in questione è talmente grottesco e macroscopico che è impossibile derubricarlo.
E quindi il Tecnovampiro Monty ha deciso di tagliare gli sprechi dell'amministrazione pubblica. Bene. Bravo. Bis.
"Spending review" la chiama. Bene. Bravo. Bis.
E come ha deciso di agire il premier? Isituendo una commissione di ministri per valutare gli sprechi, e ingaggiando il manager Enrico Bondi (risanatore di Montedison e Parmalat) quale Commissario straordinario «per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi, con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo». Male. Cialtrone. Stop.

Dico: era proprio necessario ingaggiare un ulteriore esterno e pagarlo quindi con i soldi dello Stato? Non c'erano già sufficienti "tecnici" all'interno di esecutivo e rispettivo entourage?

Ma se già la forma è discutibile, il contenuto è scandaloso.
Pare infatti che "saranno esclusi dai tagli Quirinale, Consulta e Parlamento. Si tratta di organi che hanno un'autonomia, che si estende anche agli aspetti economici, riconosciuta a livello costituzionale". Ah beh, ma allora che parliamo a fare?
La prima cosa da fare sarebbe tagliare il numero dei parlamentari da 945 a 315, con il conseguente esercito di portaborse, collaboratori, lacché, autisti, e via dicendo (ragionando pesantemente sui loro emolumenti e indennità)...quindi cominciamo subito ciurlando nel manico.
(Il fatto che l'autonomia economica sia riconosciuta a livello costituzionale, poi, non fa che rafforzare la mia ipotesi sull'obsolescenza ed inadeguatezza di quel pezzo di carta che tutti venerano come sacro ed immutabile - salvo inserire in fretta e furia norme come l'obbligatorietà del pareggio di bilancio che in generale sarebbe una buona norma, ma in questo momento storico rischia di affondare ulteriormente le risorse economiche della popolazione italiana).

Ma andiamo avanti. Si parla di "ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti", e questo ci sta.
Non capisco però cosa si intenda con "riduzione delle società pubbliche": si tratta della riduzione delle spese per le locazioni, oppure si intende chiudere aziende a partecipazione pubblica, lasciando a casa dei lavoratori? Quest'ultima ipotesi, nel momento storico attuale, mi sembrerebbe una scelta molto preoccupante: non è proprio il caso di creare ulteriore disoccupazione.

Ancor più preoccupante è l'ambito di intervento previsto: sanità e scuola...ossia due delle realtà più disastrate del nostro Paese.
Piuttosto sconcertante è l'approccio riguardante la salute. Come riporta La Stampa:

Il ragionamento è più o meno questo. Oggi un italiano su due è esente dai ticket. In media spendiamo 60 euro l’anno di ticket ma per chi «consuma» realmente sanità l’esborso sale a oltre 500 euro. Aumentare i ticket in queste condizioni significherebbe chiedere a parte dei cittadini mille e più euro l’anno. Troppo. Ecco allora le franchigie commisurate al reddito Isee, magari corretto in funzione dello stato di salute dell’assistito. Una specie di «sanitometro» insomma.

L'ipotesi dei tecnici è di fissare la franchigia al 3 per mille di questo reddito. Così, spiegano, un pensionato con soli 10 mila euro pagherebbe i primi 30 euro di spesa, un lavoratore con 40 mila euro pagherebbe una franchigia di 120 euro, che salirebbe a 300 per un professionista con 100 mila euro di reddito. 


Si riassume con un'unica parola: "BESTIALITA'" (ce ne sarebbero altre ben più volgari).
In primo luogo perché, come al solito, si agisce sulla conseguenza invece che sulla causa.
Trovo profondamente ingiusto togliere l'esenzione a chi già si deve sottoporre costantemente a pletore di esami e trattamenti per patologie gravi.
E nutro parecchie perplessità su come potrà essere applicato il "sanitometro", soprattutto in virtù della proporzionalità al reddito.

Ritengo che sarebbe molto più incisivo scovare chi gode di esenzioni, invalidità, annessi e connessi SENZA AVERNE DIRITTO, andare a pizzicare in modo sistematico quei medici compiacenti che rilasciano tali agevolazioni, o che (come anche recentemente svelato da alcuni servizi di Striscia la Notizia) erogano prestazioni in regime privato negli orari in cui dovrebbero prestare la propria opera presso il Servizio Sanitario Nazionale.

Ma ormai non mi stupisce più nulla.
Neanche il fatto che i benpensanti che ad ogni parola di Berlusconi erano pronti a scendere in piazza o a stracciarsi le vesti in diretta tv adesso se ne rimangano muti e imperterriti davanti a queste iniziative che sono molto più pericolose per gli italiani rispetto al "bunga bunga" dell'ex-premier.