13 giugno 2011

Il grande quorum degli italiani

Pare quindi che il quorum sui quattro quesiti referendari riguardanti la privatizzazione dell'acqua, l'energia nucleare ed il legittimo impedimento sia stato raggiunto.
Di per sé (e lo dico soprattutto ai signori del PdL che vagheggiavano l'astensionismo selvaggio) è una buona notizia: è giusto e soprattutto sensato che gli abitanti di una nazione, qualora siano chiamati ad esprimersi su argomenti di pubblico interesse, diano il proprio riscontro nelle sedi appropriate.
Siano dichiarazioni di "Sì", "No" o "Non so cosa rispondere" non importa: è una buona cosa che un elettore si rechi alle urne quando gli viene chiesta una decisione in merito.

Il problema è piuttosto capire perché si sia deciso di far dirimere questioni di tale complessità economica e scientifica attraverso un voto popolare pensando che la gente abbia capito appieno le implicazioni del proprio voto.
Perché vorrei proprio capire: dov'era il meraviglioso e illuminato popolo italiano quando il referendum sul premio di maggioranza per i partiti non ha raggiunto il quorum?
Dov'era quando è stata votata la legge che aggira il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati?
E quando è stato fatto lo stesso con il finanziamento pubblico ai partiti?

Qualcuno all'epoca disse: "Mah, non capisco cosa sia questa roba su cui bisogna votare...non penso che andrò..."
Un bel chissenefrega, insomma.

E volete dirmi che una persona  che non riesce a capire le implicazioni dell'Abrogazione della possibilita' di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste, dell'Abrogazione della possibilita' di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste, e soprattutto dell'Abrogazione della possibilita' per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in piu' di una circoscrizione abbia invece chiarissime nella mente le conseguenze e le implicazioni dal punto di vista politico ed economico dell'Abrogazione della modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, dell'Abrogazione parziale della determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito, dell'Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare o dell'Abrogazione delle norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale?

Secondo me no.
Ma c'è una differenza tra i referendum del 2009 e quelli attuali: all'epoca nessuna forza politica ha azionato la grancassa mediatica per sottolineare l'importanza istituzionale dei quesiti e l'alto civismo che avrebbe dimostrato chi si fosse recato alle urne.

Perché? Ma perché i risultati di quel referendum sarebbero andati a toccare sul vivo gli interessi di tutto l'arco costituzionale TRASVERSALMENTE.
Qui invece c'era la possibilità di sfruttare fino all'osso il significato politico della consultazione, e così è stato fatto, soprattutto perché è stato ribadito in modo più o meno velato che un plebiscito di SI' avrebbe finalmente fatto capire all'Arcinemico di Arcore che il suo tempo è finito.
(NdBG: non funziona proprio così, ma non ditelo a Bersani)

Quindi la grancassa mediatica impostata sul tifo sfegatato, unita al sensazionalismo suscitato dalla catastrofe di Fukushima (e a parecchia disinformazione megafonata dall'una e dall'altra parte politica) hanno fatto sì che ci fosse il boom di affluenze.

E quasi sicuramente avrà vinto il sì, e quindi l'Italia (per LEGGE) dovrà rinunciare a sfruttare una potenziale fonte di energia (cosa che difficilmente potrà permettersi di fare), per dirne una.
Ma intanto, vuoi mettere la soddisfazione di averlo messo nel gnao al Berlusca?