28 ottobre 2010

I soliti due pesi e due misure

Personalmente non nutro alcuna stima nei confronti di Daniele Capezzone: lo detestavo quando era nei Radicali, mi urta adesso nel PdL.
La sua espressione costantemente grave, seriosa e convinta sono sicuramente costruite a tavolino, e tradiscono una buona dose di ipocrisia di fondo, peraltro confermata dal suo passaggio da un estremo all'altro dell'arco costituzionale.
Almeno, questo è il mio parere sull'individuo.

Ciononostante ritengo che la sua aggressione avvenuta l'alta sera sia un evento assolutamente deprecabile e condannabile: qualunque sia il contesto, dare voce al proprio malcontento è assolutamente lecito, l'esercizio della violenza per esprimere le proprie posizioni no.
Chi si è reso protagonista di tale gesto (alla stregua di chi aggredì Berlusconi col treppiede o con il modellino del Duomo) è passato dalla parte del torto e per quanto mi riguarda non è assolutamente dissimile dagli ultras che ogni settimana infestano gli stadi di calcio.

D'altronde è da parecchio che sostengo che ormai il livello del confronto politico in Italia sia assolutamente conformato al tifo sportivo: barriere di sordi contro sordi che non sono disposti a dare ascolto alle parole dell'avversario a prescindere dal contenuto.

E questa impressione è confermata da uno scambio di opinioni cui ho partecipato ieri su Facebook.
La stragrande maggioranza dei commenti (ok, tutti tranne i miei, via) erano a sostegno e plauso dell'agressore. Alcuni addirittura si rammaricavano di non essere stati LORO a mettere le mani addosso a Capezzone.
Persone che sono le prime a gridare indignati contro i poliziotti che sono stati mandati a sedare (con metodi comunque discutibili) i disordini a Cagliari e Terzigno (per non parlare dell'ormai infame G8 di Genova), accettano e giustificano di buon grado l'accaduto, esprimendosi così:
"A forza di chinare la testa ci riduciamo a strisciare e poi uno non ce la fa più, si alza e fa un casino che non finisce più. Quell'uno viene pure visto come un pazzo da condannare. Forse quell'uno ha una dignità, un bisogno di rispetto (diritto di ogni essere umano) ignorato dai padroni. In una società civile, nessuno si sognerebbe di agire in questa maniera verso uno che fa bene il suo lavoro di Governare la sacra patria, verso uno che rispetta il cittadino che è il proprio datore di lavoro. E poi se parliamo di violenza allora che diciamo di quei poliziotti che sono stati mandati a spaccare teste a Cagliari. Ripeto: sono stati mandati, da chi? Da chi non si sporca le mani ma fa molta più violenza di uno che si toglie uno sfizio per strada. E ribadisco, lo invidio perchè un Capezzone venderebbe sua madre per un pugno di voti, e nei fatti, quindi, è stato un incontro regolare tra 2 squilibrati, se proprio vogliamo metterla così. Sulla liceità non mi esprimo perchè è un concetto anacronistico."

Non penso che siano necessari ulteriori commenti.

30 settembre 2010

Beato quel popolo (viola?) che non ha bisogno di eroi


Una volta i Giusti del confronto politico in Italia (sapete, quelli che leggono Repubblica...che votano PD...che si esaltano per i cori allo stadio contro Berlusconi) guardavano a Enrico Mentana come ad uno dei lacché del Cavaliere, addomesticatore della libera informazione....e consideravano Gianfranco Fini un fascistoide squadrista, agitando addirittura lo spauracchio di un nuovo Ventennio quando Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno vinto le elezioni...

Ora invece è bastato che i signori precedentemente citati abbiano preso le distanze dall'Arcinemico dell'Umanità per guadaganarsi il rispetto e il plauso da chi un istante prima li ricopriva di improperi.

Io ho il massimo rispetto per le scelte di Mentana e Fini.
Ne ho molto meno per l'ondivaga massa osannante dei Giusti, che evidentemente non riescono a ragionare a mente fredda senza essere abbagliati dal furore antiberlusconiano.

11 giugno 2010

Interceptor



Ieri c'è stato il SI del Senato sulla famigerata Legge sulle intercettazioni.
Onestamente ho difficoltà a farmi un'opinione chiara in merito.

E' vero che con le intercettazioni sia possibile riuscire a svelare comportamenti illeciti e criminosi negli ambiti dei quali altrimenti diventerebbe difficile individuare le responsabilità dei vari coinvolti.
Però è anche vero che il materiale raccolto durante tali intercettazioni potrebbe contenere dei brani che - pur non pertinenti all'indagine in corso - potrebbero sempre avere una rilevanza tale da essere utilizzati per influenzare, ricattare, etc...vari personaggi coinvolti nell'argomento dell'indagine ma non rei in tale contesto...
Sì, il materiale non pertinente dovrebbe essere scartato...appunto, "dovrebbe" è una forma verbale differente da "sarà"...soprattutto in Italia...

E' vero che la gente deve essere informata di quel che bolle in pentola, senza censure e bavagli che pregiudichino l'integrità dell'informazione...
Però è anche vero che i giornalisti ambiziosi mirano allo scoop per mettersi in mostra...e per lo scoop serve il sensazionalismo, e uno sputtanamento a cinque colonne in prima pagina è sensazionalistico! Molto meno lo sono le eventuali scuse relegate magari in un trafiletto in quarta o quinta pagina, nel caso in cui il proseguimento delle indagini dimostri che si è trattato tutto di un equivoco...
Ma quando uno viene sputtanato, è difficile che riesca a rifarsi una reputazione, anche nel caso in cui lo scoop si dimostri successivamente "non particolarmente accurato".

E ancora: ok informare la gente sugli sviluppi di una vicenda, ma esiste il rischio che qualche giornalista troppo "zelante" esponga degli elementi passati sottobanco che possono compromettere l'integrità dell'indagine...

Dulcis in fundo, l'annosa questione: CHI controlla i controllori? CHI mi garantisce che lo strumento delle intercettazioni non venga poi utilizzato in modo troppo disinvolto, arrogando allo Stato il diritto di ficcare il naso nelle faccende private di chicchessia?

Siamo alle solite: questo tipo di questioni è troppo delicato per essere regolato da quattro norme in croce...ogni caso fa storia a sé e, piuttosto che una legge nuova, ci sarebbe bisogno di un po' più di buon senso instillato in chi deve prendere certe decisioni.

Solo che il buon senso è materia particolarmente rara da queste parti...

P.S.: un esempio particolarmente lampante di questa ultima affermazione può essere individuato nell'intervista al segretario di ANM, il quale "suggeriva" che qualora il compenso di un magistrato fosse abbassato, eh beh...il soggetto potrebbe diventare "sensibile a lusinghe o bisogni di tipo economico"...mentre l'affermazione si commenta da sé, invito nuovamente tutti a leggere il voulme "Magistrati: l'Ultracasta" per ulteriori dettagli sui miseri compensi di questi signori...

26 maggio 2010

Tutti al mare?


Impazza in questi giorni la polemica sull'ultima geniale trovata riguardante la scuola, proveniente dal senatore PdL Giorgio Rosario Costa: posticipare l'apertura delle scuole ad ottobre, come succedeva decenni fa.

Questa proposta mi pare delirante a tutto campo: innanzitutto parliamo dell'argomento cardine...la scuola. Già è disorganizzata così, e il pessimo livello di istruzione dei giovani virgulti lo dimostra quotidianamente (e non venitemi a dire che è colpa del fatto che i precari siano a spasso, perché quella è una cazzata demagogica bella e buona, sulla quale tornerò in un qualche post futuro).
Ciò detto, mi pare aberrante contribuire a comprimere ulteriormente le giornate di insegnamento a disposizione.

Analizzando la proposta da un altro punto di vista, hanno ben ragione ad esserne preoccupati i genitori. I lavoratori (almeno, la stragrande maggioranza di essi) non hanno certo a disposizione 3-4 mesi di ferie: se non ci sono nonni o prozie a disposizione cui affidare i pargoli, come si fa? Non si può certo pensare di lasciarli a casa da soli (almeno quelli sotto una certa età)...
Certo, li si può mandare a "Estate Ragazzi" o in colonia, ma sono soluzioni a costo > 0, che non sono proprio un toccasana per le tasche della gran parte degli italiani, già messe a dura prova dalla crisi (quella vera + quella gonfiata dai media) e dagli aumenti assurdi (uno su tutti quello della benzina).
Ora, senza impegolarsi in improbabili letture vittimistico-femministe come quella di una intervistata («Sembra anche un ennesimo attacco al lavoro delle donne. Senza nonni disponibili, come si fa a gestire un periodo di quattro mesi?»), è decisamente un problema logistico non banale, e sicuramente chi ha fatto la proposta non ne ha tenuto conto.

Ma la vera genialità della trovata è la motivazione addotta dal senatore Costa: in questo modo si favorirebbe il turismo...Eh? Ma stiamo scherzando?
Il ministro Gelmini afferma: «A settembre si possono avere migliori opportunità sul piano economico.»...e questo è vero. Peccato che poi la stessa dichiarazione contenga un'imprecisione grossolana: «Oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto»
Mmm...a me non risulta: ha provato, la signora ministro, a farsi un giro per Torino o Milano ad agosto? C'è il deserto.
Perché? Evidentemente perché le grandi aziende chiudono tutte simultaneamente (ed è ragionato: cosa tengo aperto a fare se le ditte con cui commercio sono chiuse?)...e perché le tariffe sono più alte ad agosto? Forse per lo stesso motivo, oserei dire.
Se ci sono arrivati gli albergatori, trovo strano che non ci arrivi il ministro. Ma tant'è!
E neanche gli amministratori locali brillano per acume, se l’assessore regionale Alberto Cirio dichiara: «In Piemonte, meglio sarebbe introdurre una settimana verde in primavera, prima o dopo Pasqua, a seconda degli anni. La primavera è il periodo su cui dobbiamo puntare per sviluppare percorsi verdi, di arte e di cultura»...ehm, mi può anche spiegare quali aziende siano così propense a dare ai dipendenti le ferie in primavera???

Se quindi sommiamo la verosimile poca flessibilità dei periodi di ferie per la grande maggioranza degli italiani alla loro poca disponibilità economica a prescindere*, mi viene veramente difficile ipotizzare una relazione di causa-effetto tra il prolungamento delle vacanze scolastiche e un beneficio per l'industria turistica, mentre mi appaiono lampanti le problematiche che un tale provvedimento contribuirebbe ad alimentare.

Certo è che per accorgersene sarebbe stato necessario avere una qualche remota familiarità con un ambiente lavorativo.

*: Va poi detto che c'è un sacco di gente che - pur faticando ad arrivare alla fine del mese - non concepisce di non andare in vacanza d'estate ed arriva a togliersi il pane di bocca pur di andare un paio di settimane al mare! Ognuno è libero di agire come ritiene opportuno: mi dà solo un po' fastidio quando questa stessa gente si lamenta di essere in miseria.

19 maggio 2010

Esserci o non esserci

Con riferimento all'agguato di Herat avvenuto lunedì scorso, in cui hanno perso la vita due soldati italiani ed altri due sono stati feriti, voglio riportare l'editoriale di Alberto Infelise pubblicato sull'edizione odierna di Metro.

INFANTILISMO DEMOCRATICO

Che tenera la nostra democrazia, verrebbe da darle il ciuccio e cullarla. Poi magari fare tò-tò sul sederino a certi rappresentanti del popolo che non esitano, nonostante l’età pensionabile, a fare sfoggio di infantilismo. La questione è semplice: le guerre (ops, le missioni di pace, pardòn) o si fanno o non si fanno. Se si decide di farle, ci si mandano i nostri militari. Che sanno quel che vanno a fare, e infatti ci vanno armati, mica con paletta e secchiello. È un insulto a loro, alle loro famiglie, alla storia (in generale e alla nostra in particolare), rifare l’indegno balletto “ci stiamo ancora-no non ci stiamo più dai” tutte le volte che un lutto ci colpisce.

Che vuol dire? Che le guerre (ops, le missioni di pace, pardòn) le facciamo solo se siamo sicuri di non farci male? Il rispetto e la gratitudine per i militari che sacrificano la loro vita per lo Stato passa anche per il non cambiare idea ogni sei minuti sulla politica estera e sul ruolo delle Forze Armate.

La morte è una cosa seria, non l'ennesimo palcoscenico guitto per l'onanismo bicamerale. Con che faccia alcuni parlamentari, proprio nel giorno della morte dei nostri Alpini, si permettono la leggerezza di dire “vabbe', ma a che serve stare lì”?

Magari se ve lo foste chiarito per bene prima di mandarceli, loro se ne stavano a casa ed evitavano di morirci in Afghanistan. Ché a occhio e croce qualcosa di meglio da fare ce l'avevano.

Sono decisamente d'accordo con il ragionamento di Infelise: che senso ha mandare dei soldati a fare il lavoro dei soldati per poi stupirsi se i soldati vengono uccisi? (Stupore oltretutto manipolato per scopi politici)

Occorreva appunto chiarirsi le idee PRIMA di impegnarsi nella missione, e poi appunto decidere di NON impegnarsi.
Sono assolutamente contrario all'ingerenza di una nazione nelle faccende interne di un'altra. Specialmente se questa ingerenza viene concretizzata per mezzo di installazioni militari.

E soprattutto sono contrario quando si appoggiano tali ingerenze solo per vassallaggio nei confronti della potenza egemone.
Non venitemi a raccontare che la presenza delle truppe in Afghanistan (ma come in Iraq, Libano, ecc...) sia dettata da motivazioni umanitarie per "garantire la democrazia in quelle zone", e altre stupidaggini del medesimo tenore. Se fosse veramente questa la molla che spinge i paesi occidentali ad intervenire, come mai nessun contingente è stato mai inviato in Ruanda, in Congo, in Zimbabwe, in Sierra Leone e nelle altre realtà africane dilaniate da decenni di dittatura e conflitti interni?
Non hanno forse bisogno anche loro di democrazia?

Il problema è che queste ultime aree non sono "strategicamente importanti", in particolare per gli USA, a differenza dell'Afghanistan e dell'Iraq (che consentono di tenere d'occhio da vicino Iran e Cina) e del Medio Oriente in genere (che permette di mantenere sotto controllo i paesi produttori di petrolio).

In definitiva, ora siamo in ballo e bisogna - volenti o nolenti - ballare: abbiamo preso degli impegni ed è coerente mantenerli.
In vista della prossima volta, però, magari sarebbe il caso di fermarsi e ragionare se effettivamente sia sensato mandare delle proprie truppe in casa d'altri, o se non sia magari il caso di scrollarsi lo Zio Sam dalle spalle...
Perché mi pare che a quest'ora il Piano Marshall l'abbiamo ampiamente ripagato.

13 maggio 2010

A volte rivaneggiano!

Evidentemente il mese di maggio ha la sgradevole prerogativa di indurre seri casi di vaneggiamento nelle pubbliche personalità. Era già successo l'anno scorso, quest'anno il copione si ripete con nuovi personaggi.

Alcuni giorni fa, infatti, il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio ha proposto che i parlamentari che "lavorano seriamente" debbano essere premiati. Come? Ma ovviamente con un aumento di stipendio!
Ma in verità tutto il periodo dell'onorevole è degno di figurare in un testo psichiatrico: "Vorrei che concorressero alla vita pubblica i migliori che, invece, oggi, anche per una giusta ambizione economica, preferiscono puntare a dirigere imprese, a diventare imprenditori essi stessi o a intraprendere altre carriere ben piu' remunerative, come, ad esempio, i tanti alti funzionari dello Stato".

Beh, come dargli torto? Perché i succitati "migliori" dovrebbero abbassarsi ad andare a tirare la cinghia in Parlamento dove, con le attuali remunerazioni si rischia di non arrivare a fine mese? Del resto il mondo economico nazionale e non offre quotidianamente milioni e milioni di opportunità imprenditoriali di successo: ci sono vagonate di quattrini che aspettano solo che qualcuno allunghi la mano e li faccia propri!

A me la proposta di Stracquadanio, in fondo in fondo non dispiace: trovo giusto distinguere tra chi fa coscienziosamente il proprio lavoro e chi non lo fa*. Cambierei solamente l'offset rispetto al quale effettuare le variazioni.
Mi spiego: visto che i nostri CARI rappresentanti sono appunto CARI in virtù degli emolumenti che ingollano mensilmente (stipendio base, indennità, rimborsi, etc...etc...), proporrei di SANZIONARE quelli che si rendono indegni del loro ruolo. In tal modo il valore della proposta di Stracquadanio rimarrebbe: i parlamentari meritori guadagnerebbero comunque di più rispetto ai propri colleghi meno virtuosi, e il tutto avverrebbe senza ulteriore esborso da parte delle casse statali (= contribuenti = NOI).

Speriamo che maggio passi in fretta e che STRAcquadanio non STRAparli più!

* A tale proposito ci sarebbe da risolvere un piccolo dubbio: a CHI spetterebbe la valutazione sull'operato dei parlamentari? Visto che da noi non si usa diffondere al volgo dati oggettivi sui risultati raggiunti dai deputati e senatori (se non dopo un adeguato maquillage) in modo che possa essere l'elettorato stesso a fornire un feedback di gradimento per i singoli rappresentanti, magari tale compito potrebbe essere affidato a una Commissione ad-hoc (i cui membri dovranno pur ricevere uno stipendio supplementare per questa funzione) composta - toh! - da ALTRI parlamentari? Con buona pace della trasparenza e del conflitto di interessi! Del resto abbiamo già dei fulgidi esempi di meccanismi simili in Italia: uno su tutti il CSM (leggasi a tale proposito "Magistrati. L'Ultracasta." di Stefano Livadiotti per farsene un'idea...)

30 marzo 2010

C'è da spostare una Mercedes...



In verità mi aspettavo un plebiscito, invece non è andata così.
Evidentemente c'è ancora troppa gente che, con l'obiettivo di scalzare il Nano*, è disposta a dare credito a questi cialtroni.

Tra questi sicuramente gli entusiasti degli exploit come "Raiperunanotte" e simili, per i quali (stante anche il successo della Polverini nel Lazio) vale una riflessione: non basta fare più rumore degli altri per essere una maggioranza.
E' ora che se ne rendano conto.

* il quale comunque auspico che lasci la scena politica al più presto, poiché con il suo "modus operandi" tutt'altro che impeccabile ha ridotto il confronto politico ad un'indegno battibecco "con me o contro di me" stile Amici di Maria, che non contribuisce assolutamente all'evoluzione del contenuto politico italiano.
(e questo a prescindere dalla pochezza delle proposte del PD)

18 marzo 2010

E pluribus nemo



Il 28 e 29 marzo - ormai tutti lo sanno, grazie anche alle deprecabili vicende delle liste in Lazio e Lombardia - saremo chiamati alle urne per eleggere le compagini di governo delle nostre regioni.

E si ripropone il solito dilemma: chi votare?
Il problema è trovare un candidato le cui caratteristiche affini siano sufficientemente solide da incoraggiarne l'appoggio, e contemporaneamente le cui caratteristiche opposte non siano così significative da scoraggiarlo.

Per quanto mi riguarda la scelta è parecchio complicata.
Vediamo...

Del PdL condivido molti principi di base sulla carta...però trovo intollerabile il continuo ricorso a intrallazzi, corruzioni, tangenti, pastette, favori e favorini effettuato dagli esponenti ex-FI, e non mi piacciono assolutamente i metodi squadristi ed una certa ottusità di fondo di parecchi appartenenti all'ex-AN.

Nei confronti del PD sono in disaccordo praticamente su tutto: quelle che loro presentano come priorità sono per me all'estremo opposto, non condivido la loro ideologia e soprattutto mi dà parecchio fastidio l'atteggiamento talebano di arroganza spocchiosa dei loro esponenti e della maggioranza dei sostenitori, che ritengono il loro modo di pensare l'unico giusto e sacrosanto e guardano chi la pensa in modo diverso dall'alto in basso con condiscendenza.

L'UDC? Assolutamente fuori questione, in primis perché mi danno l'idea di essere fortemente ipocriti...e poi per le alleanze che hanno stretto a livello locale.

La Lega ha dalla sua il fatto di essere un movimento coerente, ben organizzato, solido e rispettoso delle regole...peccato che parecchi loro esponenti si rendano sovente protagonisti di uscite che esprimono idee fortemente permeate di pregiudizi, oltre a rivelare sensibilità ed acume non proprio brillanti!

Molte delle proposte dell'IdV non mi dispiacciono, e la loro ideologia di base è assolutamente condivisibile...peccato che siano guidati da un manipolo di soggetti che fanno largo uso della demagogia e che sono ossessionati dalla neutralizzazione della figura politica più ingombrante degli ultimi 15 anni!
Idem dicasi del movimento di Beppe Grillo, con una sostanziale differenza: non mi piace il loro atteggiamento "nimby" ed immobilista per qualunque cosa venga proposta, e naturalmente l'uso smodato della demagogia.

Dei Comunisti apprezzo la lotta per difendere i diritti dei lavoratori, anche se non ne condivido i metodi (uno su tutti: lo SCIOPERO, specialmente laddove questo tipo di azione non si riflette in un danno per il "padrone", ma solo per gli utenti finali che non ne possono niente, e mi riferisco alle astensioni dal lavoro nel trasporto pubblico, nella sanità ed in ogni altra attività legata ai servizi di base erogati alla cittadinanza)...e soprattutto trovo assurda la parte della loro ideologia che condanna il capitalismo e che auspica il livellamento sociale.

I movimenti minori non li prendo neanche in considerazione: purtroppo non posseggono sicuramente la forza e l'organizzazione necessaria per essere considerati un'alternativa valida, e contribuiscono solo alla dispersione del voto (specchio peraltro della dilagante incertezza e disaffezione dell'elettorato).

Sarà il caso di riflettere molto bene prima di tracciare la crocetta sulla scheda, sperando di non tracciarla contemporaneamente sul futuro!

05 marzo 2010

L'incapacità di sottostare alle regole


Quanto sta succedendo in questi giorni riguardo alle liste elettorali del PdL in Lombardia e Lazio ripropone per l'ennesima volta l'amministrazione della cosa pubblica in una luce grottesca e deprimente.
La legge prevede delle scadenze per la presentazione dell'elenco dei candidati: è una cosa logica e neanche particolarmente complicata da capire.

Se per idiozia o malafede ("o" nell'accezione latina "vel", perché ovviamente una cosa non esclude l'altra) chi è incaricato di presentare le liste all'ufficio competente non rispetta tali scadenze, esse non possono essere ritenute valide.

Invece no: data l'abitudine di procedere per deroghe, proroghe e workaround i soggetti in questione avranno sicuramente pensato "Eh, che cosa sarà mai...oggi, domani...c'è tempo!"

Bene: AVREBBERO DOVUTO ESSERE ESCLUSI.
Punto e basta.
Almeno, in un Paese dove la parola "regole" abbia ancora qualche significato, dovrebbe funzionare così, e chi ha sbagliato si farebbe furbo per la volta successiva, dopo aver energicamente massaggiato il cranio di chi ha causato tutto il casino.

Al contrario, qui abbiamo assistito per l'ennesima volta al classico teatrino perfettamente stigmatizzato da Enrico Ruggeri in Fango e stelle ("La commozione, l'indignazione, la protesta, la nazione, la delazione:che baraccone"), appellandosi ad inesistenti diritti dei cittadini di poter votare per i propri beniamini (il cittadino ha il sacrosanto diritto di poter esprimere la propria preferenza...ma tra i candidati in regola! altrimenti io posso mettermi pretestuosamente a sbraitare perché non posso votare il lattoniere sotto casa e chiedere che le elezioni vengano procrastinate all'infinito!)

(In)credibilmente (siamo pur sempre in Italia), qualcuno ha dato ascolto a queste proteste basate su ragionamenti solidi come la carta igienica bagnata accettando ricorsi al TAR, proposte di rinvio del turno elettorale, e via dicendo...
E ancor più (in)credibilmente, pare che qualcuno ce l'abbia fatta ad affermare la propria volontà in barba ai regolamenti senza neanche pagare ammenda!

Ora, cosa dovrebbe pensare l'elettore di tutto ciò? In particolare quando il mancare una scadenza per il pagamento di un qualunque balzello impone a quest'ultimo di produrre una montagna di burocrazia per spiegare il come, il quando e il perché del ritardo, corrispondendo naturalmente un cospicuo interesse di mora che non stona mai...e i cui eventuali ricorsi al TAR hanno sicuramente un tempo di incubazione molto maggiore rispetto ai pochi giorni impiegati da tale organo per pronunciarsi sul pasticciaccio brutto della Polverini!

Potrebbe pensare almeno questo: che se uno non è in grado di gestire in modo organizzato le pratiche burocratiche quando le scadenze sono note ben a priori, chissà quanto potrebbe rivelarsi affidabile riguardo a problemi più pressanti che richiedano interventi rapidi e concreti...

E votare qualcun altro*

*: sempre che esista "qualcun altro" che ispiri un minimo di fiducia, altrimenti vale la pena annullare la scheda...

14 gennaio 2010

Cronaca nera



Sugli avvenimenti di Rosarno di alcuni giorni fa, ho letto un parere assolutamente condivisibile da parte di Maurizio Guandalini, economista e opinionista di Metro.
Lo riporto qui prima che vada perso nell'oblio.

GLI IMMIGRATI SFRUTTATI
Il caporalato è lo sfruttamento della manovalanza per lo più agricola ed edile. Nelle campagne pugliesi sono 40 mila i lavoratori sfruttati senza diritti di cui 10 mila immigrati, il resto donne. Rosarno in Calabria è un esempio.
Gli immigrati vivevano in vere proprie topaie. 12 ore di lavoro al giorno per raccogliere i pomodori e alla sera si rinchiudevano a decine in campi improvvisati dentro igloo a strati di plastica e coperte. Gli immigrati fanno lavori che gli italiani non farebbero mai. E' da una vita che gira così. A Rosarno è successo il fattaccio e ora tutti ad indignarsi.
Ma scusate, chi ha tollerato fino ad ora questo sistema che poi alla fine della fiera andava bene un po' a tutti? L'arte dell'arrangiarsi è la pastiglia del quieto vivere.

E infatti, a parte qualche sporadica manifestazione, in mezza Italia si tira avanti con lavoro nero e sfruttamento schiavista della manodopera extracomunitaria. Mai abbiamo sentito di mobilitazioni nazionali della Chiesa o del sindacato. Mai retate delle forze dell'ordine. Mai presidenti di Regione che di persona si recavano in queste zone desolate per denunciare modi e metodi di lavoro incivili.

L'ipocrisia è insopportabile tanto più quando la si esercita sapendo che è ipocrisia allo stato puro.
Le lotte per la civiltà e lo stato di diritto dobbiamo farle in casa nostra e lo dico anche all'UE, ossessionata a richiamarci agli standard di bilancio e disattenta verso il degrado sociale.