Già tempo addietro avevo sentito parlare di questa lodevolissima iniziativa, ma ora le mie paure si sono tramutate in realtà.
Leggo, rimanendo allibito, che il Ministro (seh, vabbe') Livia Turco, con l'avallo del suo socio a briscola al color di Nocciola Ferrero, ha dato il proprio avallo alle cosiddette "Stanze del buco": aree riservate ove i tossicodipendenti potranno andare ad assumere droga senza infestare i parchi pubblici.
La città pilota (quale onore) sarà Torino, e la cosa già mi riempie di fastidio a livelli da primato...
Ma il discorso è un altro: giusto qualche giorno fa leggevamo le indignate prese di posizione di Amato contro la prostituzione. Il novello Bernardo Gui vorrebbe schedare ed esporre alla pubblica gogna tutti i clienti delle prostitute, al grido di "Penitentiagite!"
Allora mi chiedo: la prostituzione è da condannare e la droga no?
Come avevo già commentato sul blog del savio Mthrandir, fermo restando il principio fondamentale che è da condannare (in modo pesante) la riduzione in schiavitù delle povere ragazze che arrivano in Italia col miraggio di un impiego e poi vengono brutalizzate, laddove la "professione più antica del mondo" sia professata senza costrizioni non vedo perché condannarla: non fa male a nessuno (anzi, in tanti casi pure l'opposto).
Vorrei ora proporre i seguenti paralleli.
1: l'uso reiterato della droga comporta problemi fisici e mentali, che culminano nell'inabilità semipermanente ad effettuare determinati lavori e - più in generale - rapportarsi col prossimo nel consesso sociale
L'uso reiterato del sesso non solo non fa male, ma al contrario è benefico, distende i nervi e fuga buona parte delle pippe mentali che assillano individui ambosessi
2: non ho mai sentito di nessuno che abbia rapinato o rubato per andare a puttane.
Per drogarsi sì.
Traete le dovute conclusioni...
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