23 ottobre 2012

Stay choosy, stay hungry (and unemployed)


Sapete benissimo che non nutro grande stima per Ms. Crocodile Fornero (per non dire che non ne ho affatto).
Tuttavia, ha ragione da vendere quando invita i giovani a non essere troppo schizzinosi nella scelta del lavoro, in particolare del primo.
Quelli che il ministro espone sono ragionamenti essenzialmente lineari e logici: quando in giro non si trova lavoro, la scelta è tra ingoiare un rospo e non portare a casa i soldi. Non so voi, ma io preferisco la prima ipotesi.

Nessuno sta dicendo (neanche la Fornero, badate bene) che i giovani non abbiano diritto di cercare il lavoro per cui hanno studiato e che li appassioni completamente. Ci mancherebbe altro.
Il discorso vale a prescindere dalla congiuntura economica, ma a maggior ragione con i chiari di luna attuali non ci si può (e non ci si DEVE) permettere di stare lì ad aspettare che la manna scenda dal cielo: nel frattempo è necessario farsi furbi e cominciare a mettere grano in cascina prima di esaurire i soldi.

Beh, certo che se un soggetto non riesce a concludere il proprio ciclo nel mondo dell'istruzione prima dei 30 anni (magari perché c'è il calcetto...c'è la movida...ci sono le feste della facoltà...ci sono le vacanze a Ibbizza...io sono ggggiovane, mi DEVO divertire...tanto c'è papà che paga sta cavolo di uni che è pure duppalle perché tocca studiare...) il tempo comincia a scarseggiare e diventa impellente la necessità di bruciare le tappe.

Un discorso che il ministro non ha toccato ma che giocoforza è fondamentale, contempla anche l'oculatezza nella scelta del percorso formativo. Volenti o nolenti, il mercato del lavoro (come qualunque genere di mercato) è regolato da meccanismi di domanda e offerta.
La logica vuole che sia più fruttuoso intraprendere un corso di studi che porti (per quanto l'università italiana NON SIA IN GRADO di preparare gli studenti al mondo del lavoro) ad una specializzazione di cui c'è carenza nel mondo dell'impiego.

Beh, certo che se un soggetto decide di iscriversi a Lettere Antiche o Filosofia (magari perché gli ingegneri sono nerd...non voglio mica fare il ragioniere come quelli di Economia...eh ma io sono creativo nella pittura o nella poesia...e che palle tutte quelle formule, non c'ho testa...ma io sento che la mia vocazione è quella di insegnare...e poi, diciamocelo, a Ingegneria non c'è la figa che trovi a Scienze Politiche...) dovrebbe essere anche disposto ad assumersi il rischio di rimanere a piedi una volta ottenuto il famigerato pezzo di carta.

Amareggia (ma non stupisce) constatare invece che determinate forze politiche abbiano contestato le affermazioni della Fornero, non riuscendo a guardare oltre la propria pervicacia e i propri preconcetti, sempre ad aspettare che ci sia uno Stato-Papà che debba provvedere ad imboccare i figliuoli anche quando questi dovrebbero già aver raggiunto l'età matura (ad esempio Adriana Poli Bortone che stigmatizza come i giovani siano «delusi dalle mancate risposte che noi politici e il governo non abbiamo saputo dare»...spiegatemi che c@§§o c'entra...).

Nichi Vendola poi ha parlato di “tecnica dell’arroganza” adottata dal ministro: a me sembra ben più arrogante chi pretende di avere la pappa pronta sempre, in particolare attendendosi che il Governo crei posti di lavoro dal nulla anche quando NON CE N'E' RICHIESTA SUL MERCATO (le migliaia di candidati per pochi posti di insegnante sono un lampante esempio).

La butto lì: estremizzando, potrebbe invece essere un utile strumento di governance e di responsabilizzazione della popolazione l'istituzione di una misura ufficiale della domanda di un certo tipo di figura professionale, in correlazione ai percorsi formativi scolastici disponibili (naturalmente con orizzonte comparabile alla durata sensata di un corso di studi): nel caso in cui uno studente decidesse di imbarcarsi in un percorso che forma competenze professionali non adeguate allo scenario lavorativo del periodo (es. quinquennale), e che quindi ricada nelle basse posizioni della lista, si potrebbe pensare di esonerarlo da alcune prerogative tipo il diritto di voto fino a quando non abbia trovato un impiego (o comunque in relazione al numero e alla distribuzione spettrale di colloqui intrapresi).
Troppo duro? Eh ma signori, non si può neanche stare ad aspettare indefinitamente la grazia divina rinchiusi nella torre d'avorio della propria formazione accademica.

Sempre secondo Vendola, la Fornero sarebbe rea di “aver detto ai giovani arrangiatevi’”: caro il mio Nichi, non siamo nel mondo dei Puffi né nell'idilliaco universo di Star Trek dove uno può sbarcare il lunario facendo il poeta...nel mondo reale CI SI DEVE arrangiare!
Capisco che i politici abbiano della difficoltà ad afferrare il concetto tanto quanto un essere umano ha difficoltà ad immaginare un universo in quattro dimensioni...ma comunque stiamo parlando di GIOVANI, non di LATTANTI...e sarebbe ora che scendessero dalle nuvole e si dessero una svegliata!

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