12 giugno 2008

Logica all'italiana



Sono sempre più allibito da come i personaggi presposti alla tutela della nostra sicurezza come cittadini siano in grado di partorire castronerie aberranti per giustificare la propria scarsa efficienza.

Risale a qualche giorno fa la mirabolante dichiarazione di Luca Palamara, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, riguardo all'istituendo reato di clandestinità. Secondo il fine pensatore sarebbe improponibile l'introduzione del reato perché imporrebbe un carico ingestibile sull'attuale sistema (chiamiamolo così, come se fosse qualcosa di organizzato) giuridico e carcerario.

Davanti ad esternazioni del genere non si può far altro che rimanere sgomenti. A prescindere dal fatto che il costituendo reato sia più o meno sensato, che senso logico ha impedire la repressione di comportamenti criminali non ancora previsti dal codice penale solo perché le carceri non sono sufficientemente capienti o perché i magistrati sono oberati di lavoro?
Solo in Italia affermazioni di questo tipo possono essere accolte da reazioni differenti dalla selva di fischi con annesso lancio di pomodori e successivo ricovero alla neuro!

Se le cose stanno così tanto vale dichiarare apertamente: "Signori malviventi, continuate pure a delinquere tranquilli perché tanto noi siamo già tanto occupati e non riusciamo a trovare il tempo per giudicarvi..."
Per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri, poi, ci ha già pensato il mai troppo ex Guardasigilli, l'Opinabile Mastella, con il suo mirabolante provvedimento di indulto per il quale non finiremo mai di ringraziarlo abbastanza.

Il vero problema, caro (???) Palamara, è che l'attuale Codice di Procedura Penale contiene tali e tanti appigli e scappatoie, che consentono ai delinquenti di far rinviare e prorogare a ripetizione i vari gradi di giudizio (4: Udienza Preliminare, Tribunale, Appello, Cassazione...per tacere del farraginoso Tribunale delle Libertà...nessun'altra nazione civile prevede così tante revisioni per una sentenza) per i motivi più disparati.
Il risultato, secondo quanto riporta Bruno Tinti, è che solo il 5% dei procedimenti istruiti giunge ad una sentenza: il resto cade in prescrizione e tanti saluti!
E il problema del carcere non si pone neanche: tra semidetenzione, affidamento ai servizi sociali, sospensione della pena e quant'altro, il malvivente - nella remota ipotesi che si giunga ad una sentenza, e di colpevolezza peraltro - può tranquillamente passare il periodo di reclusione a casa propria o in qualche altro luogo di proprio gradimento.

Allora diciamo le cose come stanno: è di stringente necessità che il Codice Penale venga rivisto urgentemente, ridimensionandone l'assurdo garantismo e snellendone la trafila.
Poi dopo possiamo cominciare a parlare di legittimità o meno riguardo all'individuazione di nuovi comportamenti criminosi.
Alfano è giovane: speriamo sia anche sufficientemente volenteroso da cominciare a porre rimedio alla fatiscente situazione in cui versa l'impianto giudiziario italiano (di cui questo è solo un esempio recente)

1 commento:

Ludwig Van Molleam ha detto...

Riguardo all'ultimo link: sciare con un polso rotto è possibile. E' solo parecchio da incosciente (e potrebbe portare ad ulteriori lesioni e quindi all'allungamento del periodo di malattia)...