30 maggio 2006

L'inizio della disillusione

Nel periodo precedente le elezioni del 9-10 aprile, Paolo Mieli si era schierato con il suo giornale a favore del centrosinistra.
Mieli sosteneva che il centrosinistra avesse "i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni"

È quindi una strana sensazione leggere l'editoriale di Dario Di Vico del 26 maggio, relativo alla percezione del nuovo esecutivo da parte di Confindustria...
Ecco alcuni estratti:

Tutto è in alto mare, la politica stenta a riguadagnare le sue prerogative e mai come adesso il potere appare liquido.
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Sono stati scelti per i posti di massima responsabilità uomini dotati di robusta esperienza pubblica e di buon alfabeto politico, ma lo scettro quello no, quello sembra essere rimasto per aria e tutti coloro che pure si sono candidati a tenerlo saldamente nelle loro mani paiono ancora in attesa.
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Il deficit di politica lo si rintraccia nella mancanza di una vera agenda di priorità, lo si ritrova nell’imperversare delle lobby di tutti i tipi e nella tutt’altro che modica quantità di veleni che continuano ad essere iniettati nel corpo della pubblica opinione.
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È il risultato del programmismo, aver concordato un programma dell’Unione troppo largo, un menu che accontenta tutti i gusti ma che tradisce l’indulgenza del cuoco.

Insomma, il giornalista del Corriere sottolinea come, anche dopo la definizione dei dicasteri e di chi li dovrebbe reggere, si abbia la sensazione di una situazione precaria e di una disarmonia di fondo nell'ambito della coalizione vincente.

E anche l'atteggiamento nei confronti di Confindustria è risultato insoddisfacente, con Prodi e il neo-ministro delle Attività produttive Pier Luigi Bersani scontati e didascalici.

Gli imprenditori aspettavano la politica, se non quella delle svolte storiche almeno quella sapiente capace di individuare obiettivi e strumenti della sua azione. Quando si lavora in scarsità di consenso, di risorse e di tempo si dovrebbe procedere adottando il criterio logico della selezione, Prodi e Bersani hanno scelto invece quello dell’accumulo dei temi e delle indicazioni.

Evidentemente le aspettative del giornale milanese erano troppo alte, ma ora anche esso si è dovuto arrendere all'evidenza dei fatti.
Come scrive LegnoStorto:

La priorità di Mieli e dei suoi emuli era però quella di sbarazzarsi di Berlusconi, confidando che nella vittoria della sinistra avrebbero avuto un peso decisivo le forze riformiste. Hanno perso ambedue le scommesse: Berlusconi è sempre al centro della politica italiana e le forze riformiste nel centrosinistra valgono come il due di bastoni quando si gioca a poker.

Senza voler fare della tifoseria, mi pare che il nuovo Governo abbia una lunga strada da percorrere, indipendentemente da quello che ha fatto il precedente.

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